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Omelia 

I Domenica di Quaresima (Anno B)

Iª lettura Gn 9,8-15 dal Salmo 24 IIª lettura 1Pt 3,18-22 Vangelo Mc 1,12-15

San Pietro, scrivendo alle comunità dei suoi fedeli, parla dell’acqua del diluvio universale come di un’acqua che salva. Quell’acqua, infatti, mentre purificava tutto il mondo dalle iniquità e dagli iniqui, salvava dalla distruzione e dalla morte Noè con la sua famiglia: quest’uomo infatti aveva ascoltato la Parola di Dio e aveva obbedito, pur soffrendo il disprezzo e la derisione di tutti.

Quell’acqua, mentre distruggeva e purificava dalla malvagità la terra disobbediente, era strumento di salvezza per l’uomo obbediente e docile. Egli poté godere dell’amicizia di Dio, anzi, grazie a lui tutti gli uomini ancor oggi possono contare sulla promessa di benedizione dell’Onnipotente.

A quella stessa acqua San Pietro fa riferimento parlando di Gesù, che scese agli inferi per portare l’annuncio della sua venuta anche a quei peccatori che al tempo di Noè rifiutarono di credere. Essi rappresentano tutti quegli uomini che non hanno ricevuto mai la notizia dell’amore del Padre, tanto i seguaci delle religioni del mondo, quanto tutti quelli che muoiono prima di poter essere battezzati. Se Dio avrà pietà dei peccatori e li salverà, li salverà grazie al sacrificio e all’offerta che Gesù Cristo ha fatto di se stesso. Li salverà grazie al battesimo nel quale saranno accolti come nel grembo di una madre per ricevere una vita nuova, la vita dell’amore divino che Gesù ha vissuto sulla croce e diffuso attorno a sé col suo soffio di risorto.

È lui che ha ripreso la strada dell’obbedienza a Dio, la strada abbandonata da Adamo e da Eva nel giorno in cui hanno dato ascolto alla seduzione del serpente.

Gesù ha perseverato quaranta giorni nel deserto, tentato da Satana: questi lo spingeva ad uscire da quel luogo d’incontro con Dio, quel Dio che lo ha attirato nel giardino per parlare al suo cuore. Il tentatore lo spingeva ad accaparrarsi la gloria e il potere tra gli uomini, a sfruttare a proprio vantaggio le risorse della terra, a cercare persino l’esercizio dei poteri magici. Ma Gesù rimase nel deserto, perseverò nella ricerca di Dio, della sua Parola, come Mosè, e della sua forza come Elia.

Le tentazioni di disobbedienza proposte dal nemico vengono vinte dal Signore, che era entrato nelle acque divenute tomba delle malvagità degli uomini, e ne era uscito dopo averle santificate e preparate ad essere il grembo che dà vita ai figli di Dio.

Gesù rimane nel deserto a lottare per noi, persevera nelle difficoltà rappresentate dall’inimicizia e dal pericolo delle bestie selvatiche, vince la menzogna e l’inganno di Satana. Egli inizia a percorrere la strada per ritornare al Padre, e diviene pastore e guida per noi, affinché possiamo aggregarci a lui in questo ritorno.

Egli è l’unico che può farci da guida sicura. Per questo può annunciare con umiltà e con franchezza che dobbiamo credere alla sua Parola per convertirci e arrivare al regno che Dio ha preparato per gli uomini. Credere nel vangelo è entrare in una nuova dimensione interiore: non ci guadagneremo la salvezza con le nostre forze e con iniziative nostre, ma la accoglieremo come dono gratuito del Padre, e la riceveremo accogliendo Gesù, inviato da lui come via, verità e vita!

Guidati da Gesù percorreremo il tempo della Quaresima con docilità e decisione, ascoltando la Parola di Dio e impegnandoci a rispondergli con il digiuno e la preghiera adorante.

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